mercoledì 21 marzo 2012

IL CANNIBALISMO: UNA FORMA DI PERVERSIONE NEI CRIMINI SERIALI? Seminario del Prof.Andrea Feltri- Criminologo-


ILCANNIBALISMO: una forma di perversione nei crimini seriali?

Seminario del Prof. Andrea Feltri (Criminologo)







ILCANNIBALISMO: una forma di perversione nei crimini seriali?


Il termine cannibalismo deriva dalla parola canìbales nome spagnolo dei caribi, gruppo di indiani d'America presunti antropofagi. Come definire il cannibalismo? Una perversione, una degenerazione, una strana pratica nutritiva , o un'usanza radicata in popoli primitivi…..per cui gli uomini mangiano carne umana; In passato il cannibalismo era praticato come una sorta di rituale magico durante le battaglie. Dopo un duello, una lotta, il guerriero vincitore usava mangiare parti del suo avversario sconfitto, per assumere, incorporare, interiorizzare le sue abilità: forza, astuzia, coraggio etc. Quindi, il cannibalismo aveva una funzione prettamente simbolica.

“Canis caninam non est “ .“Cane non mangia cane . L’Uomo non mangia i suoi consimili” sentenziavano i Latini. Ma perché?

Molto probabilmente il tabù del cannibalismo, (così come quello dell’incesto, nato per evitare una stagnazione del patrimonio cromosomico e, quindi, processi degenerativi) affonda le sue radici in un sorta di comando genetico. Secondo ricerche scientifiche condotte da David Plennig - uno zoologo americano, si pensa che un animale cannibale rischia di venire contagiato e ucciso da germi che nell’organismo cannibalizzato avevano stabilito una sorta di silente, e relativamente pacifica, convivenza.

Anche nelle comunità umane che, per motivi religiosi, praticano, se pur raramente, l’antropofagia è stato riscontrato un aumento della mortalità per infezioni. Il caso più conosciuto è certamente quello del Kuru, una malattia ad esito mortale che decimava i membri della tribù dei Kore in Nuova Guinea i quali usavano onorare i defunti mangiandone il cervello.

Ma torniamo al cannibalismo umano. Gli antropologi, di massima, lo classificano in relazione all’oggetto;

-autocannibalismo, quando è rivolto al proprio corpo, ad esempio mangiarsi le unghie o l’interno delle guance fino all'autotortura;

-esocannibalismo, quando ha come oggetto individui non facenti parte della comunità;

-endocannibalismo, riferito al consumo di individui all'interno dello stesso gruppo.

Sembrerebbe che l’espressione “ti mangio” rivolta alla persona amata ha una valenza aggressiva, di possesso totale, ma anche di affetto. E' l'idea simbolica di introiettare, attraverso la bocca, l'altra persona. All'origine di questi comportamenti c'è il “pasto cannibalico” che il bambino fa della madre succhiando il suo latte.

In questo gesto il seno materno assume un significato profondamente affettivo, ma è anche l'unico oggetto contro il quale il bambino può esercitare le sue pulsioni negative.

Freud, definì questa prima fase dello sviluppo fisico e psicologico “fase orale”, durante la quale il bambino sperimenta oggetti e sensazioni attraverso la bocca. Ogni individuo attraversa la fase orale, pertanto esplora il mondo inizialmente con la bocca; per questo non dobbiamo stupirci se in noi rimangono dei modi di dire, e delle fantasie in cui simbolicamente utilizziamo la bocca per comunicare in modo che non è solo verbale.

  • Ma la patologia di questo impulso può portare al cannibalismo criminale. Difatti, in molti serial killer questo tipo di comportamento patologico ed irrefrenabile, ha la stessa radice di un qualsiasi comportamento affettivo che, mentre, nella persona normale si esaurisce in un bacio o in morsetti affettuosi, in un individuo con disordini psicologici, diventa un fatto da vivere fino in fondo. Il serial killer ha il bisogno di possedere completamente quella certa persona per poterne fare ciò che vuole, e, poiché ha difficoltà, addirittura paura, a relazionarsi normalmente con una persona viva, la vuole morta. Non per vendetta, ma per poterla manipolare, per poter avere rapporti anche carnali con essa. Alcuni serial killer, volendo relazionarsi anche sul piano della “amicizia”, oltre ad uccidere, arrivano a squartare la vittima per poi mangiarla. Dal punto di vista neurofisiologico questi soggetti possono essere anche schizofrenici, tuttavia, la casistica ci dice, che non tutti sono malati mentali. Si tratta di persone che sicuramente sono incapaci di controllare gli impulsi ed hanno sicuramente, soprattutto i serial killer, l'inversione dell'impulso che all'uomo normale fa rifuggire la morte .Si riporta di seguito alcuni dei personaggi ritenuti piu terribili cannibali serial killer al mondo:

  • Andrea Chikatilo, il “Mostro di Rostoff”; tra il 1982 e il 1991 si è mangiato almeno 55 bambini;
  • Jeffrey Damer, il “Mostro di Milwakee”: tra il 1985 e il 1994 si è mangiato almeno undici persone;
  • Peter Custen, il “Mostro di Dusseldorf”: agli inizi del secolo si è mangiato almeno nove donne;
  • Fiedrich Haarmann, il “Mostro di Hannover”: tra il 1918 e il 1927 si mangiò almeno 27 adolescenti;
  • Nikolaj Dzhumagaliev, , il "Mostro di Alma Ata”: tra il 1947 e il 1988 si è mangiato almeno cento donne;
  • Tsutomu Miyazaki, il “Mostro di Tokyo”: tra il 1970 e il 1989 si è mangiato almeno quattro bambine;
  • Issei Sagawa, il “(Piccolo) Mostro di Parigi”: nel 1981 a Parigi uccise e mangiò la studentessa francese Renée Hartvelt colpevole di averlo respinto. Nonostante una sola vittima nel suo carniere, il buon Sagawa è riuscito a conquistarsi una certa notorietà e un posto d’onore nella Serial Killer Enciclopedia rilasciando interviste e tenendo conferenze all’Università.

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