venerdì 14 ottobre 2011


CRIMINAL PROFILING

from crime scene analysis

Il criminal profiling rientra nell’ambito della psicologia investigativa che costituisce un nuovo ramo della psicologia generale e giuridica. Stendere un profilo criminale significa identificare le principali caratteristiche di comportamento e personologiche di un individuo basandosi sull’analisi delle caratteristiche del crimine commesso ( analisi della scena del crimine), sulle notizie disponibili in merito alla vittima e su qualsiasi altra informazione utile. Uno degli assunti infatti alla base del criminal profiling è che le “azioni di un individuo sono lo specchio della sua personalità” .

Bisogna comunque tenere bene a mente che così come la balistica forense, l’entomologia forense , la tossicologia forense etc…anche il criminal profiling è una tecnica di supporto a tutta l’attività d’indagine e quindi non esaustiva per la buona riuscita della stessa. Potremmo definire tale tecnica di indagine come un’attività “economica” perché permette di ridurre il numero dei sospettati e di ridurre i tempi d’indagine definendo l’orientamento della stessa. Anche in Italia abbiamo assistito all’inserimento di tale nuova tecnica che è andata a modificare soprattutto le metodologie di investigazione per quanto riguarda i crimini violenti.

Il profiling nasce quindi dalle ricerche sul comportamento criminale, sui disturbi mentali e dallo studio delle prove acquisite sulla scena del crimine, si tratta di un’attività retrospettiva e di tipo deduttivo. I primi tentativi scientifici di creare profili criminologici risalgono al XIX secolo quando Thomas Bond cercò di delineare un profilo di personalità in merito a Jack lo Squartatore. Nel 1896 inoltre a Scotland Yard fu creato un archivio per registrare i MODUS OPERANDI dei delinquenti abituali. Il primo tentativo invece di una classificazione sistematica del comportamento criminale lo si deve allo psichiatra italiano Cesare Lombroso (“L’uomo criminale”1876) , egli sosteneva che a seguito di un’attenta osservazione il comportamento criminale potesse essere interpretato e dedotto. Numerosi sono i contributi nella storia alla creazione di questa particolare e interessantissima tecnica indagine all’attività di indagine. Nonostante ciò la vera metodologia del profiling , nata negli anni ’70 presso l’FBI, si è diffusa nel mondo anglosassone dove ha conosciuto i maggiori sviluppi scostandosi e scontrandosi con gli assunti originari .

Il 29 ottobre p.v si terrà a Lecce il seminario “Criminal Profiling from Crime Scene Analysis”. Il relatore sarà il Dottor A.Feltri considerato uno dei maggiori esperti a livello internazionale di criminalistica e criminal profiling non solo per la continua attività di ricerca svolta ma sopratutto per la pluriennale esperienza attiva sul campo in scenari nazionali ed internazionali.

sabato 1 ottobre 2011


Estratto di intervista al Dott. Andrea Feltri pubblicata sulla

“Voce di Romagna” del 25.03.2010

. . “il freddo è assenza di calore, il buio è assenza di luce, il male non è nient altro che assenza del' amore per Dio nel cuore dell'uomo” scrive Albert Einstein.

Secondo una statistica della Nielsen ,(una delle maggiori agenzie statistiche televisive), il 45% della nostra televisione è a sfondo criminale. Non solo vi sono fiction e telefilm ma interi programmi destinati allo studio e all'analisi dei crimini di maggiore scalpore. Vi siete mai chiesti, come mai nonostante gli atti di violenza siano fatto giornaliero, continuiamo a proporre programmi sull' argomento? Cosa ci attira maggiormente di questi crimini? Cosa ci affascina talmente tanto da indurci ad ascoltarli e guardarli con tanto interesse? Certamente non credo che la nostra attenzione sia attratta dalla rappresentazione della violenza, anzi ciò che accomuna noi tutti nella visione di questi programmi è la curiosità nel vedere la loro soluzione. Diciamoci la verità l'analisi delle prove, le supposizioni e lo studio della psiche umana è ciò che ci piace maggiormente, ciò che ci incuriosisce e ciò che ci affascina. Possiamo rispondere dunque a queste domande con un unica parola, la criminologia. Naturalmente trovandovi a leggere degli articoli scritti da dei giovani liceali la parola violenza si equivale a quella di bullismo. Sapendo dunque che la nostra passione è la criminologia, chiediamo proprio ad un vero criminologo di lasciarci qualche parola sul mondo di noi giovani, il quale viene costantemente criticato e messo sotto accusa. Il criminologo in questione è il professore Andrea Feltri, direttore scientifico della ASPCC(Accademia delle Scienze Psico-Criminologiche e Criminalistiche),dedicata a fini esclusivamente culturali dove professionisti ed esperti del crimine mettono a disposizione le loro conoscenze trattando le principali problematiche inerenti alla criminologia (per maggiori informazioni visitare il sito www.aspcc.it), in più relatore di numerose conferenze e seminari sia in Italia che all'estero e autore di diverse pubblicazioni scientifiche, una delle quali è in arrivo a breve, trattante l'argomento dell'adolescenza.. Per comprendere di più il lavoro di questi criminologi , che non lavorano nella finzione ma nella realtà di tutti i giorni, la prima domanda posta al professore Feltri è proprio quella di raccontarci in che cosa consiste il suo lavoro. “ mi occupo di criminologia da circa 30 anni sia sotto l'aspetto criminalistico; analisi della scena del crimine, studio e ricerca sulle prove scientifiche e comportamentali, studio ed analisi su sette in genere ed in particolare su quelle sataniche; oltre che a dedicarmi al profilo socio-psicologico come disagi giovanili, comportamenti devianti in età adolescenziale, trasgressioni e comportamenti a rischio come il bullismo”. Ed è proprio per queste ultime parole da lui citate che domando ancora al professore di descriverci i giovani d'oggi. Come scritto in precedenza, Andrea Feltri è autore di numerose pubblicazioni ed è proprio con citazioni da queste ultime che risponde alla mia domanda. “Oggigiorno per un giovane ragazzo è sicuramente cambiato il modo di interagire, di divertirsi,di giocare e di stare insieme, perchè è cambiato il modo di rapportarsi a una società con cui si è in conflitto , una società che non è in grado di ascoltare,di capire e dare sostegno e supporto, così determinate condotte trasgressive, in alcuni gruppi di ragazzi, non stanno altro che a manifestare un intenso e profondo rifiuto nei confronti di questa società, strettamente legato a un malessere generale del mondo giovanile, spesso teso ad attirare l'attenzione su di sé, a stupire e a colpire ad ogni costo. La parola che meglio racchiude una possibile soluzione a certe problematiche che investono i giovani d'oggi è senza dubbio “educazione”, un educazione improntata alla “cultura”, che riesca a distogliere i giovani dall'attrazione illusoria per la “non-cultura” del rischio, dell'estremo...”

Possiamo dunque definirci degli spericolati, degli amanti del rischio, della trasgressione. Il mio pensiero a questo punto viene spontaneo, cosa ci differenzia così tanto dalle generazioni precedenti, perché la nostra adolescenza scandalizza maggiormente? “ L'adolescenza di oggi è cambiata perchè sono cambiati i modelli educativi, pensa, che i genitori di oggi sono i ragazzi di ieri, degli anni 60 portatori di una generazione fatta di trasgressioni, rivoluzioni ribellioni, ed è quest'ultima che oggi ridisegna questi nuovi modelli educativi, è normale a questo punto che la gioventù di oggi sia ben differente” risponde il criminologo. Si tratta dunque di un circolo vizioso?.